Cortine di Ferro
Poesia/ E’ il mondo l’umanità/ La propria vita/ (Ungaretti, COMMIATO; da L’Allegria, 1916)
giovedì, novembre 22, 2007
sabato, giugno 16, 2007
Piccione Stanco
di Anvar Esani
Un piccione stanco sono io
che non posso sbattere le ali
neanche posso parlare
ma cammino per la strada
abbassando ogni tanto la mia testa.
Magari viene un giorno
che qualcuno capirà il mio silenzio
e le mie parole non sbatteranno più per terra,
ma nel cuore di qualcuno che voglio bene.
Aspetto di colorare il buio
con i miei colori chiari
vorrei volare!
Ma non troppo lontano dalle cose
come un piccione
da cornicione a cornicione
che posso portare questo fiore rosso
dove vorrebbe andare a riposare il mio cuore.
venerdì, maggio 18, 2007
Me and a Gun
La potenza evocatrice della parola, esaltata dalla metrica e dalla melodicità. E' parola aedica, in-canto poetico, sublimazione irriducibile di senso; è il respiro del significato nel petto spesso scarno di un significante. E' parola che vibra, che evapora dalla pagina incensando lo spirito di visioni e fantasmagorie: "la musica è l'eroina/della poesia."
Artista: Tori Amos
Album: Tales Of A Librarian
Titolo: Me And A Gun
5 a.m., Friday morning, Thursday night far from sleep.
I'm still up an drivin' can't go home obviously.
So I'll just change direction 'cause they'll soon know where I live.
And I wanna live, got a full tank and some chips.
Was me and a gun, an a man on my back.
And I sang 'Holy Holy' as he buttoned down his pants.
You can laugh, it's kind of funny the things you think in times like these,
Like I haven't seen Barbados so I must get outta this.
Yes, I wore a slinky red thing, does that mean I should spread,
For you, your friends, your father, Mister Ed?
Was me an a gun an a man on my back.
But I haven't seen Barbados, so I must get outta this.
An I know what this means, me and Jesus, a few years back,
Used to hang an he said, "It's your choice, babe just remember,
I don't think you'll be back in three days' time so you choose well."
Tell me what's right, is it my right to be on my stomach of Fred's Seville?
Was me an a gun an a man on my back.
But I haven't seen Barbados, so I must get outta this.
And do you know Carolina where the biscuits are soft and sweet?
These things go through your head when there's a man on your back.
You're pushed flat on your stomach; it's not a classic Cadillac.
Me an a gun an a man on my back.
But I haven't seen Barbados, so I must get outta this.
I haven't seen Barbados, so I must get outta this.
sabato, maggio 12, 2007
lunedì, aprile 30, 2007
ogni parola è un urto
Ogni parola è un urto
Uno schianto sordo
Contro i baluardi dell’anima
La cui eco va e torna
Come un ariete
A disperare la poca resistenza
A spazientirla di sconfitta
Pur di dare tregua al corpo.
Mi lacero in disparte,
Mi lascio ammansire dal dolore.
Stanco dell’odore fetido del rifugio
E del sudore,
Che va ossidando anche il ricordo
Di uno scintillante usbergo.
Ogni parola è un gelido silenzio
Che mi lascia attonito ad
Assiderare nei luoghi del tuo sguardo;
Alle porte del tuo dolore
Mi accascio e grido
Di poterti nutrire ancora.
Ogni parola è un’ostia.
Carne
Offerta in sacrificio
La mia carne.
Tremula al gelo
Del tuo respiro
Distante quanto una confidenza.
Privata livida
Carne che svapora
Attraverso le Apoteosi
In Echi di Eternità.
domenica, aprile 29, 2007
Ubax Cristina Ali-Farah, Madre Piccola
Amo condividere le cose buone, specie quando si tratta delle migliori!
Ubax Cristina Ali-Farah, Madre Piccola, Frassinelli 2007
In questo link troverete un estratto del suo intervento al V° seminario italiano degli scrittori e delle scrittrici migranti in cui Cristina da lettura di un suo racconto (Madre Piccola), omonimo della sua opera prima.
Sto terminando in questi giorni la lettura di Madre Piccola, Cris ed ho già un'infinità di emozioni da tradurti presto su queste pagine!
Barni e Domenica sono cresciute insieme a Mogadiscio, bambine spensierate e felici in un mondo compatto di affetti familiari e radici comuni. Fino a a quando Domenica è partita con la madre per l'Italia. Il ritorno a Mogadiscio è un momento fatale: lo scoppio della guerra civile conincide con il trasferimento di Barni a Roma e per Domenica segna un decennio di smarrimento.
sabato, aprile 14, 2007
"Popoli camminanti, tradizione orale, immigrazione ed esilio"
La tematica della serata, non nego, che dal principio mi ha un po' spaventato.
La mia condizione la vedevo forse come distante da certe problematiche, che legavo ad un contesto strettamente geo-politico per un eccesso di miopia.
"Popoli camminanti, tradizione orale, immigrazione ed esilio" sono prismi attraverso cui si rivela una poliedria di significati e in tal senso ho cercato di inserire la mia partecipazione.
L'esilio come stazionamento apotropaico, "canto" della memoria o luogo mistico della propria creatività.
L'esilio come astrazione (abstrahere=allontanare).
Poeti d'esilio sono coloro, che ermeticamente si (in)cantano nella parola, scarnificandola, svuotandola di umanità, paradossalmente esiliandola nel luogo dell'origine, in quel Verbo, che SOLO era in principio.
(In)canto apotropaico vuol essere proprio un "m'accuse" in tal senso.
Un diverso modo di intendere l'esilio della parola e lo "stare ai margini" di certo poetare che è solo conseguenza della ricerca di un'identità elevata o soltanto elucubrata, in cui si sostanzia un ritorno atavico a certa cultura misterica e iniziatica, che sottrae "consolazione" alla parola, e con essa un naturale istinto alla relazione e alla ricerca dell'altro.
Isolamento, esilio volontario ma pur sempre esilio, emarginazione e pur tuttavia "contaminazione", necessaria alla vita, sì come il Verbo contaminandosi con la carne si è fatto conforto e redenzione.
(IN)CANTO APOTROPAICO
Hai avuto tempo per l’ardore
Quando ancora bruciavi la terra
Con lo sguardo, assetandola
Tergendone gli umori sanguinolenti
Del Legno, distillando
Impre(di)cato il Verbo in
Liturgia di Incantesimi.
Senza più lo scandalo della Carne
Lacerata e offesa
La parola resta poco più che un rito
Apotropaico e misterico;
Ora scrivi ai margini di un foglio,
Didascalico
Racconti di immagini;
Ora sei a(c)corto di parole.
Siccome infamie
Si tacciono o si confidano
In gravoso esodo.
Hai avuto tempo
Financo per la mansuetudine
Quando ancora strenuo
La carne in brani ricucivi
Intorno all’osso, il candore
Sempre, ripetutamente
(Ri)velandone.
Esiliato dalla carne
Il Verbo
E’ tornato alla Casa del Padre
Inerpicato
Inferto
Votato
Ad Antico Testamento.
Corpo mistico,
Particola
Offerta in sacrificio
Alla mensa della vanità?
E sia!
Chi sei ora?
Che funzione hai?
(inedita)