< Cortine di Ferro: "Popoli camminanti, tradizione orale, immigrazione ed esilio"

Cortine di Ferro

Poesia/ E’ il mondo l’umanità/ La propria vita/ (Ungaretti, COMMIATO; da L’Allegria, 1916)

sabato, aprile 14, 2007

"Popoli camminanti, tradizione orale, immigrazione ed esilio"

La tematica della serata, non nego, che dal principio mi ha un po' spaventato.
La mia condizione la vedevo forse come distante da certe problematiche, che legavo ad un contesto strettamente geo-politico per un eccesso di miopia.

"Popoli camminanti, tradizione orale, immigrazione ed esilio" sono prismi attraverso cui si rivela una poliedria di significati e in tal senso ho cercato di inserire la mia partecipazione.

L'esilio come stazionamento apotropaico, "canto" della memoria o luogo mistico della propria creatività.
L'esilio come astrazione (abstrahere=allontanare).

Poeti d'esilio sono coloro, che ermeticamente si (in)cantano nella parola, scarnificandola, svuotandola di umanità, paradossalmente esiliandola nel luogo dell'origine, in quel Verbo, che SOLO era in principio.

(In)canto apotropaico vuol essere proprio un "m'accuse" in tal senso.

Un diverso modo di intendere l'esilio della parola e lo "stare ai margini" di certo poetare che è solo conseguenza della ricerca di un'identità elevata o soltanto elucubrata, in cui si sostanzia un ritorno atavico a certa cultura misterica e iniziatica, che sottrae "consolazione" alla parola, e con essa un naturale istinto alla relazione e alla ricerca dell'altro.

Isolamento, esilio volontario ma pur sempre esilio, emarginazione e pur tuttavia "contaminazione", necessaria alla vita, sì come il Verbo contaminandosi con la carne si è fatto conforto e redenzione.



(IN)CANTO APOTROPAICO


E sia.

Hai avuto tempo per l’ardore

Quando ancora bruciavi la terra

Con lo sguardo, assetandola

Tergendone gli umori sanguinolenti

Del Legno, distillando

Impre(di)cato il Verbo in

Liturgia di Incantesimi.


Senza più lo scandalo della Carne

Lacerata e offesa

La parola resta poco più che un rito

Apotropaico e misterico;

Ora scrivi ai margini di un foglio,

Didascalico

Racconti di immagini;

Ora sei a(c)corto di parole.

Siccome infamie

Si tacciono o si confidano

In gravoso esodo.


Hai avuto tempo

Financo per la mansuetudine

Quando ancora strenuo

La carne in brani ricucivi

Intorno all’osso, il candore

Sempre, ripetutamente

(Ri)velandone.


Esiliato dalla carne

Il Verbo

E’ tornato alla Casa del Padre

Inerpicato

Inferto

Votato

Ad Antico Testamento.


Corpo mistico,

Particola

Offerta in sacrificio

Alla mensa della vanità?

E sia!


Chi sei ora?

Che funzione hai?


(inedita)